Krone investe in robotica e presenta “Combined Powers”, nuovo concept di trattore a guida autonoma e indipendente sviluppato congiuntamente a Lemken che promette i massimi standard di efficienza e di polifunzionalità in campo.
L’attuale frontiera della robotica applicata all’agricoltura è difficile da posizionare in termini temporali. E’ un orizzonte che si sta avvicinando con una velocità superiore a qualsiasi aspettativa proponendo anche un numero di soluzioni quanto mai diversificate. Sia nel design sia nelle caratteristiche costruttive. Ma fra loro accomunate da un medesimo obiettivo, quello di sostituire l’uomo nella gestione dei cantieri di lavoro.
Fra le proposte più recenti in tal senso si inserisce “Combined Powers”. Concept di trattore a guida autonoma e indipendente nato dalla collaborazione fra Krone e Lemken. Prototipo sviluppato con l’obiettivo di assicurare la massima efficienza operativa e la più ampia polifunzionalità possibile. Compatto e supportato da quattro grandi ruote isodiametriche, 650/65 R 38, tutte sterzanti, il robot è stato già provato in campo in una molteplicità di operazioni differenti. Test che han visto impegnate le attrezzature Krone nello sfalcio dei foraggi e nella loro gestione al suolo con voltafieno e andanatori. Oltre che nella raccolta con rotopresse.
Anche per le lavorazioni del terreno
Nulla vieta però di utilizzarlo per lavorare il terreno essendo la macchina in grado di trainare aratri da cinque o sei vomeri. Così come di gestire coltivatori e altre attrezzature per l’affinamento del letto di semina o per la minima lavorazione. Nessun problema anche per abbinarlo a seminatrici o a spandiconcime. Questo grazie alla possibilità di portare anteriormente una tramoggia che assicuri la necessaria autonomia in campo, sia di semi sia di fertilizzanti. Massima versatilità quindi, un trattore a tutti gli effetti, ma estremamente compatto e, soprattutto, pienamente autonomo per guida e gestione delle operazioni.
A conferma, la sigla del progetto in acronimo di “Combined Powers”, “Vte”, derivante dal tedesco “Verfahrenstechnischen Einheit”. In italiano “Unità di ingegneria di processo”. Un tecnicismo dietro al quale si cela un’unità centrale di propulsione avulsa da cabine e combinabile con le più diverse attrezzature portate o trainate. Staffate sia anteriormente sia posteriormente. Possibile se necessario anche aggiungere zavorre anteriori di bilanciamento per migliorare la trazione e la stabilità del cantiere quando impegnato in lavorazioni del terreno.
Architettura diesel-elettrico da 230 cavalli di potenza
Al momento la potenza massima disponibile è stata fissata in 230 cavalli. Erogati da un sistema ibrido diesel/elettrico per il quale non sono stati diffusi dati tecnici diversi da quelli relativi all’architettura quattro cilindri del motore termico. Si sa però che la potenza è stata selezionata in maniera statistica. Di fatto è quella che al momento permette di utilizzare praticamente tutte le attrezzature più diffuse in agricoltura. Ma nulla vieta in futuro di sviluppare robot dalle potenze superiori, in grado di espletare anche operazioni gravose per le quali servono trattori da oltre 300 cavalli.
Nel caso di “Vte” l’erogazione del motore termico è inoltre “trasferita elettricamente alle ruote e alla presa di forza”. Espressione che certifica la presenza di un generatore azionato dal quattro cilindri in grado di dare energia al motore elettrico o per via diretta tramite uno specifico sistema di controllo o tramite l’interposizione di batterie tampone. Certa invece la presenza di una centralina preposta alla gestione delle traiettorie. Operante sulla base dei dati trasmessi da una nutrita batteria di sensori tesi al controllo dell’ambiente circostante e dell’attrezzo in essere.
Ne deriva un cantiere in grado di lavorare in assoluta autonomia 24 ore su 24 in singolo o in sciame. Fermo restando che i sistemi di connettività permettono comunque a eventuali tecnici di controllare tutte le funzionalità di bordo da remoto. Monitorando anche traiettorie e posizionamenti in campo tramite dispositivi fissi o mobili connessi alla piattaforma di scambio dati “Agrirouter”. Piattaforma utilizzata anche da altri 47 grandi costruttori di trattori e attrezzature.
A comandare è l’attrezzatura
Da segnalare sempre a livello di operatività che la logica di funzionamento della macchina si basa sulla prevalenza dell’attrezzatura sul sistema di trazione. è quindi l’attrezzo che controlla il trattore e non il contrario. Le velocità di lavoro non sono dunque fisse, ma variano in automatico e in tempo reale in base alle condizioni di lavoro, esattamente come fa un operatore esperto quando adegua l’impegno del cantiere in funzione delle difficoltà incontrate puntualmente.
Questa sinergia fra attrezzature e trattore, essenziale per sfruttare al meglio le potenzialità delle attrezzature Krone, è però possibile solo se le attrezzature son in grado di gestire i protocolli di comunicazione isobus, gli stessi che sui cantieri di lavori tradizionali assicurano la gestione delle interazioni attrezzatura/trattore se questi ultimi a loro volta dispongono di sistemi “Tim”, “Tractor Implement Management”. Così configurato “Combined Powers” può dunque essere considerato un valido passo in avanti verso quelle forme di agricoltura connotate dal suffisso “4.0” che in un futuro sempre più vicino caratterizzeranno le attività delle aziende agricole più strutturate e delle realtà operanti in conto terzi.
Krone: concept a guida autonoma